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Alcuni spunti per un significativo «remake»

14/06/2010 8861 lettori
5 minuti
Dopo un pomeriggio di shopping alcuni giocatori della nazionale statunitense sono rimasti imbottigliati nel traffico a causa di un elefante. Raccontano i giornalisti sudafricani che la suite rinascimentale scelta dal presidente della Fifa, abbia un tappeto rosso srotolato davanti alla porta, un salone grande quanto un campo da calcetto, un tipo speciale di vasca da bagno, munito di una pompa elettrica che immette l’acqua all’interno a pressione elevata attraverso numerosi bocchettoni, in modo da produrre un effetto di idromassaggio, decorata in arte africana e un minibar personale con cubetti di ghiaccio firmati.
 
Nell’altro emisfero, l’emisfero continentale, nell’oceano pacifico, a circa 60 miglia dalle coste della Louisiana nel Golfo del Messico, la piattaforma Deep Horizon di proprietà della British Petroleum, continua a bruciare. Nell'era in cui si parla di esplorare Marte non si riesce a rimarginare una ferita di Madre Terra in fondo al mare. Una riflessione del giornalista della CNN: «quello che i (pochi) video rilasciati finora mostrano è quello che state facendo per rispondere all’emergenza, ma non mostrano cosa significa il riversamento di 5000 barili al giorno di petrolio sul fondo dell’oceano».
 
Nigeria, in Africa, isola di Bonny, stesso emisfero boreale, anno 2004. Per certi versi un «Remake»: una riedizione a distanza di tempo per ripeterne le caratteristiche emotive con nuove tecniche, interpreti di richiamo, dialoghi aggiornati. Leggendo il reportage realizzato da Dick Wittenberg per il giornale tedesco Nrc-Handelsblatt (e pubblicato in inglese dall'organizzazione ambientalista Both Ends) si rimane a bocca aperta nello scoprire fino a che punto lo sfruttamento di risorse naturali possa destrutturare il contesto socio-ecologico locale, scatenando tensioni e conflitti.
 
Dagli indigeni è chiamata «piccola Londra»: la residenza per tecnici e maestranze degli imprenditori stranieri coinvolte nel progetto. Un gradevole insediamento, recintato con filo spinato, confortevole e sufficientemente autonomo di elettricità, gode di fornitura d’acqua di qualità ed è provvisto di centro commerciale interno, di una piscina, di un golf club e di altro... Oltre il recinto ci si concede controllate escursioni nella foresta di mangrovie. Il costante pensiero al suolo natio contrasta con l’impatto ambientale: ti costringe a fermarti attonito ad osservare lo spettacolo della giungla, dei suoi giganteschi e magnifici alberi, ad ascoltare l’orchestra dei suoni dei suoi abitanti. E mentre il tuo corpo trasuda e ti implora di ricordarti che non sei stato progettato per vivere in questo habitat, ti fermi a considerare la costante presenza degli aborigeni, stanziali e non, in uno stato di apparente trascuratezza.
 
Finiva un secolo ed un altro iniziava: un assorto momento contemplativo trascritto emotivamente:
Mare, Maree, Marie, Marosi.
Sterpi, sterpaglie, palmeti, poi case.
Sembrano emerse, Sembrano rase.
Piccole, erose. Case poi sparse.
Il verso è levante. Il senso è stridente.
Chi abita: sovente è povera Gente.
Gente che nasce. Gente che cresce.
Gente che fa. Gente che và.
Mare, Maree, Marie, Marosi.
 
 
Fonte
 
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.